curiosità stroriche padovane  1°

Scuola del Santo
(di Alessandra Griguolo)

La scuola del Santo è sede della confraternita nata dopo la morte di Sant'Antonio e tutt'oggi operante. Si dedica all'assistenza dei bisognosi e la custodia della memoria del Santo. Intorno al 1430 per l'accoglienza dei confratelli, venne costruita una chiesetta vicino all'Oratorio di S. Giorgio, grazie a lasciti e donazioni, la confraternita si arricchì molto durante tutto il XV sec. così che venne deciso l'ampliamento della scuola con una nuova sala consiliare costruita sulla chiesetta. L'aula, realizzata nel 1504,venne decorata durante il secolo da diversi artisti. Il nucleo principale risale agli anni 10 opera di GianAntonio Corona, Filippo da Verona, Bartolomeo Montagna e il giovanissimo Tiziano che, nel 1511,realizzò tre affreschi, destinati ad avere un ruolo decisivo nel rinnovamento della pittura veneta nel 500.

Poco dopo, intervennero anche Domenico Campagnola e Girolamo Delsanto. Il ciclo che illustra episodi della vita di Sant'Antonio, dà risalto alle facoltà miracolose e taumaturgiche, nonché alle eccezionali doti di predicatore spirituale e di politico del Santo. E' politico spesso il messaggio degli affreschi, in cui si mise mano dopo la riconquista di Padova da parte dei veneziani ai danni delle truppe imperiali avvenuta nel 1509. Tra le prime scene eseguite, vi sono due affreschi del Corona, eseguiti ai lati dell'altare tra il 1509 e il 1510 raffiguranti la predica di Sant'Antonio ai padovani e l'incontro tra sant'Antonio ed Ezzelino da Romano.

 I tre affreschi del Tiziano, raccontano altrettanti miracoli, il neonato che proclama l'innocenza della madre, il marito geloso ed il miracolo del piede riattaccato, tutti leggibili in chiave di ricomposizione degli affetti familiari ma anche come metafora della riconciliazione politica tra Padova e Venezia. Al 1512 appartiene invece la "ricognizione del corpo di sant'Antonio" di Bartolomeo Montagna. Raffigura il cardinale Guido de Boulogne con in mano il mento del Santo che verrà riposta nel reliquiario alle sue spalle. Di fronte a lui Jacopo II da Carrara, all'epoca signore della città e la moglie Costanza, inginocchiata sulla destra, tra due ali di personaggi, molti dei quali probabilmente sono confratelli della scuola. 

E' un' esemplificazione pittorica di un avvenimento realmente accaduto e che riveste particolare importanza nella storia della Basilica antoniana. Si tratta della collocazione del Mento di sant’Antonio, avvenuta il 15 febbraio 1350, in un reliquiario donato dal cardinale Guido de Boulogne. Questi voleva disobbligarsi nei confronti del Taumaturgo per una grazia ottenuta. Il reliquiario, uno dei piú preziosi della Cappella del Tesoro, esistente tuttora, era portato in processione durante la festa del 13 giugno.

 

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